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Trichiana

Provincia di Belluno - Regione del Veneto


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Passo San Boldo

Fin dai tempi antichi il passo di San Boldo ha rappresentato un’importante via di comunicazione tra la Val Belluna e l’area trevigiana; spesso i bellunesi, soprattutto della Sinistra Piave, che dovevano recarsi in pianura preferivano attraversare il San Boldo, ma anche gli agordini, superato il Piave alla barca di San Felice, percorrevano il passo per recarsi nel Trevigiano, ed infine gli zattieri, dopo aver condotto le zattere con il legname a Venezia, utilizzavano il valico per ritornare nel territorio bellunese. A testimonianza di questo si ritrova la presenza del toponimo troi dei zater nei pressi di S. Antonio di Tortal.

Oggi ci può sembrare una zona isolata e poco importante, invece nel Medioevo era considerata strategica: sede di una delle mude (dogane) del distretto di Belluno, dove avveniva il pagamento dei dazi sulle merci di passaggio (vino, biade, frutta, sale) e postazione di custodia e sorveglianza, in quanto zona di confine. Gli statuti di Belluno del 1392, che contenevano alcune disposizioni riguardanti il pagamento dei dazi alla muda di San Boldo, stabilivano le modalità, le tariffe e le sanzioni nel caso di trasgressione.

Quando, nel 1420, la Serenissima Repubblica di Venezia estese il suo dominio nel bellunese, il San Boldo divenne inutile dal punto di vista militare, ma mantenne la sua importanza logistica, soprattutto come sede di muda. Fu fatta distruggere la torre di San Boldo, esistente già nel 1372, e utilizzata dalle Signorie (Carrara, Visconti) che avevano la giurisdizione di Belluno, a custodia e difesa dei loro territori.

Nel 1428 la Comunità di Belluno acquistò una casa a San Boldo e concesse ai migliori offerenti l’appalto della muda. Intorno alla metà del ‘400 i valmarenesi ed i bellunesi pensarono di migliorare l’angusta mulattiera che collegava i loro territori, ma queste istanze furono respinte da Venezia per non danneggiare i passaggi ed i dazi di Conegliano, Serravalle e Capo di Ponte (Ponte nelle Alpi).
Si dovrà aspettare il secolo scorso, quando nei famosi 100 giorni (da febbraio a giugno del 1918) gli austriaci fecero realizzare la strada carreggiabile che ancor oggi percorriamo.

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